Finalmente l'OdG (Ordine dei Giornalisti) sembra abbia approvato una prima riforma, che si mostra logica, coerente con il mercato editoriale e dell'informazione, e con le direttive europee, oltre che con le norme e le prassi della maggior parte dei paesi più avanzati.
Dopo anni in cui si oscillava tra una prassi effettiva di accesso a chi non avesse nemmeno un diploma di maturità, e non dimostrasse di saper scrivere (e forse nemmeno leggere e comprendere un testo), purchè firmasse i famosi 60-80 articoli in due anni (si parla dei pubblicisti, per i professionisti ci sono altre regole), e le ipotesi di una riforma che prevedesse l'obbligo di laurea triennale in comunicazione, giornalismo o simile, per i pubblicisti, e quinquennale (oppure triennio più le famose scuole biennali che aderivano alla convenzione con l'OdG) per i professionisti.
Certo, molte delle strutture regionali, (come quella del Lazio) avevano già iniziato, nella prassi, a realizzare una selezione rigorosa.
Ma le normative nazionali erano queste, e le oscillazioni in senso opposto, davvero estreme, erano dovute sia alle difficoltà per l'OdG di scrollarsi di dosso anni di storia caratterizzata pure da logiche corporative, oltre che professionali (come gli stessi esponenti hanno dichiarato più volte), sia alla attuale giusta volontà di risovere tali problemi pregressi.
Dovuti principalmente, a mio avviso, all'interferenza di tutti quei clientelismi, grandi e piccoli, tipici di un vecchio modo di fare politica, e ai quali, certamente, anche l'OdG come chiunque altro era costretto a cedere in qualche misura.
Chi scrive, pur non essendo ancora giornalista (ma con l'obiettivo di diventarlo nel giro di qualche mese, dopo anni di uffici stampa non riconosciuti e di gavetta a vari livelli) si occupa professionalmente di comunicazione, oltre che di informazione, da circa vent'anni, in vari ambiti, quindi è piuttosto consapevole di ciò che dice.
Senza contare che certi meccanismi di un becero e superato modo di fare politica sono ben conosciuti da tutti.
Certo, c'è ancora molto da fare, e forse in futuro, tra 5/10 anni, non sarebbe sbagliato prevedere un diploma di maturità coerente come solida formazione di base, un diploma di laurea (qualsiasi disciplina) obbligatorio, e un anno o un biennio di formazione specifica in giornalismo e comunicazione ugualmente obbligatori.
Per adesso, come minimo non leggeremo più "deliri linguistici" come "l'hanno passato", "la riforma della squola", "le immaggini", etc.
E inizieremo, da quanto si legge sul sito dell'OdG, un lungo percorso per professionalizzare adeguatamente i professionisti dell'informazione.
Link OdG
Paolo Centofanti
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